venerdì, ottobre 15, 2010

Noi.

"Perché noi siamo troppo per esistere insieme,

sembra quasi che risultiamo agli opposti di quello che siamo." Svolpi

Jon Hopkins Visuals (Excerpt)

venerdì, luglio 02, 2010

martedì, maggio 04, 2010

Di-vagare

Ci muoviamo immobili nell'immensità dell'anima. Svolpi

sabato, giugno 20, 2009

venerdì, maggio 08, 2009

Oltre ogni nota...io vorrei poter esser la.

Alla vigilia del concerto Di Napoli, parla dello «scandalo» di Umbria Jazz 2007
La provocazione di Jarrett :

«Liberate i pianisti classici»
Il jazzista americano:

la fedeltà allo spartito li porta alla pazzia
Jarrett

MILANO — Keith Jarrett il bambino prodigio che disse no a Nadia Boulan­ger, una delle più grandi insegnanti di musica del Novecento, che lo voleva co­me allievo. Keith Jarrett il pianista che da un quarantennio gira il mondo im­provvisando tra jazz, classica e blues, agitandosi, canticchiando la musica che sente nascere nella sua testa, liti­gando con il pubblico (celebri gli insul­ti lanciati dal palco di Umbria Jazz 2007, immortalati su YouTube, che pro­vocarono boicottaggi di molti fan). Kei­th Jarrett che pretende di avere delle stufe sul palco se l’aria condizionata è troppo potente. Keith Jarrett l’america­no di Allentown, Pennsylvania, 64 an­ni domani, che lunedì 18 maggio sarà per la prima volta al Teatro San Carlo di Napoli, data unica, in quello che è già uno degli eventi musicali dell’an­no, ha fama di personaggio difficile, schivo, poco o nulla «mediatico».
Ma Jarrett ha parlato a lungo con il Corrie­re al telefono dalla sua casa-fattoria di Union, New Jersey, per spiegare che il pubblico scambia la sua concentrazio­ne per arroganza, che ascoltare i più grandi pianisti classici non lo stimola, che Herbie Hancock non capisce il pia­noforte, e molto altro. Jarrett parla co­me suona: non per frasi o paragrafi ma per lunghi movimenti, e non ama esse­re interrotto. Ecco dunque, senza inter­ruzioni, quello che ha detto al Corriere. «I pianisti classici non hanno uno sfogo per tutta quella musica che han­no dentro. E allora cercano di mettere qualcosa di personale dentro Mozart, o Beethoven, uno sforzo terribile. Io suo­no Bach o Händel alla lettera, la 'mia visione' non esiste. Ma quando improv­viso sono completamente libero. I più grandi pianisti del mondo tengono la loro immaginazione al guinzaglio per­ché hanno sempre davanti quello spar­tito. Allora io dico: liberateli. Il mio amico Vladimir Ashkenazy mi ha rac­contato che suo padre suonava il piano nei cinema ai tempi del muto: improv­visava sempre. 'Io non sarei capace', mi ha detto. Dovrebbe ritirarsi per me­si e entrare in una forma mentis com­pletamente diversa. Ecco perché i gran­di pianisti rischiano la schizofrenia. Lo stress produce un modo di suonare meccanico, la fedeltà è una trappola: io cerco di non essere fedele nemmeno a me stesso — il cervello è ingannatore, le dita gli dicono cose che, da solo, non immaginerebbe mai».
«Dicono che maltratto il pubblico ma non hanno capito che tocca a loro chiudere il cerchio disegnato da me: ho bisogno del pubblico al punto che in sala d’incisione mi manca. Suono la musica che nasce nella mia testa e se c’è troppo rumore, non parliamo dei flash dei videofonini, non riesco più a sentirla, quella musica. Il mio pubblico ideale è 'succoso'. Ha ragione Emma­nuel Ax, altro grande pianista classico, quando dice che il pubblico della clas­sica è troppo silenzioso. Sono più ordi­nati, ma non migliori del pubblico jazz. Non ho un pubblico ideale, ma in Giappone c’è rispetto e partecipazione sincera. Tre mesi fa a New York, alla Carnegie Hall, silenzio totale nei pianis­simo, fruscii e colpi di tosse e altri 'se­gni di vita' quando le dinamiche diven­tavano più intense, era come respirare all’unisono. Alla Scala nel ’95 fu un’al­tra bella serata: spero che a Napoli, nel teatro dove da Rossini in poi sono passati tutti i più grandi, potremo vivere tutti insieme un’altra notte da ricor­dare. Arriverò almeno tre giorni prima, come faccio sempre, perché non ho bisogno di prova­re ma di camminare per le strade, ascoltare i rumori. La musica di una città è nel­la sua aria: basta saperla ascoltare. Ecco perché la glo­balizzazione è così terribile: un solo mondo, una sola lin­gua? Una noia inimmaginabile. Un’altra cosa incredibilmente vacua so­no gli anniversari dei compositori, una fissazione della musica classica».

«Non si può capire Bach senza una conoscenza profonda del clavicemba­lo, ma l’evoluzione è nemica della pa­dronanza tecnica. Il pianoforte non è cambiato dal diciannovesimo secolo a oggi, e questo è un bene. Herbie Han­cock pensa che l’elettronica aiuti la mu­sica, ma il suo pianoforte elettrico non sarà mai paragonabile a uno Steinway, mai. Sostenere che il pianoforte è obso­leto è la negazione della mia visione della musica. Suonare è un atto estre­mo, voglio trascendere le possibilità fi­siche del mio piano, voglio che suoni come una voce umana, come una chi­tarra, come un uccellino. Per questo amo tanto la musica del vostro Ferruc­cio Busoni e soprattutto il secondo con­certo per pianoforte di Béla Bartók: per­ché chiedono al piano più di quanto possa fisicamente dare, quando finisci sei sudato come una bestia. Tento sem­pre di andare oltre. Le note mi arriva­no come un vapore sottile, come vapo­re acqueo. E io cerco di coglierne la for­ma prima che svaniscano nell’aria».


Matteo Persivale 07 maggio 2009 Corriere della Sera

martedì, aprile 21, 2009

Citazioni automobilistiche

"L'importante nella vita è essere la testa di un topino e non la coda di un leone".
Horacio Pagani

venerdì, febbraio 06, 2009

6 Febbraio 2009


Nove anni passati in un attimo.
Un attimo che se ne va.
Ed io resto immobile frastornata dagli eventi che si susseguono...

martedì, febbraio 03, 2009

Pensieri del mattino

La fotografia e' una visione del fotografo
che si materializza in testa ancor prima che sulla stampa.
Si scatta quello che si e'.

mercoledì, gennaio 28, 2009

Citazione

Every child is an artist.
The problem is how to remain an artist once he grows up.
Pablo Picasso

THE ODER SIDE e Deborah Marini L I V E

Associazione Barlog ci ospita per l'aperitivo musicale ore 19, pre proiezione.
Vi aspettiamo presso il Frida Cafe in via Pollaiuolo, 3 Milano.